I testi di astrologia brillano molto spesso solo per la loro “ansia” di sfamare l’ingordigia
superficiale di un consumatore preoccupato di esorcizzare un aspetto di Saturno o arrivare
“in dieci lezioni” all’interpretazione. Quando si tenta di comprendere i perché basilari della
nostra Arte l’impresa si fa ardua ed il materiale inizia a scarseggiare paurosamente.
Relativamente al tema della Domificazione ed in particolare nella nostra lingua il materiale
più che scarso è pressoché inesistente.
Ma passiamo al nostro argomento.
I Segni zodiacali, sequenza ciclica delle qualità solari, sono effetto del moto apparente di
rivoluzione del Sole intorno alla Terra (moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole). La
Domificazione, suddivisione della Sfera Locale, è correlata all’esistenza di un Osservatore. Il
moto della Sfera Locale è causato dalla rotazione della Terra sul proprio asse polare. E’
proprio nel nome del punto origine della sequenza delle case, l’Ascendente (che sale), che
possiamo comprendere quanto la logica della domificazione sia legata all’osservatore. Per
inciso va detto che l’uso dell’Ascendente, nella pratica interpretativa dell’Astrologia, è una
conquista realizzatasi nel passaggio dell’Arte da Babilonia all’Egitto.
I moti planetari nella sfera celeste sono perciò il risultato di una visione Uranografica (non
legata ad una posizione specifica dell’osservatore sulla sfera terrestre) mentre la
domificazione è il risultato di una visione Locale (determinata e condizionata dalle coordinate
geografiche del luogo di osservazione). E’ questa dimensione locale ed il suo legame con il
moto diurno che rappresentano la specificità della domificazione. I moti planetari nello
zodiaco e nella sfera locale sono l’uno antiorario e l’altro orario. La prevalenza della quantità
di moto espressa nella sfera locale ed il legame della sfera locale con l’osservatore fanno
della domificazione e degli aspetti orari (o “in mundo”) l’indicazione dell’azione e dell’efficacia
dei pianeti sulla vita concreta dell’osservatore, mentre la posizione dei pianeti nella sfera
celeste e gli aspetti eclittici rappresentano, in qualche modo, delle potenzialità.
E’ per questa ragione e per altre che non posso in questa sede approfondire che appare
riduttivo e depauperante equiparare i significati dei segni zodiacali a quelli delle case tramite
il concetto della cosignificanza. Utilizzare ciascuna delle due dimensioni in modo appropriato
non può che giovare alla ricchezza dell’interpretazione.
Ne parleremo più in là.
I vari metodi di domificazione differiscono sostanzialmente per la scelta dei sistemi di
coordinate, i quali forniscono perciò diverse “letture” della sfera locale. Le domificazioni
vengono in genere raggruppate in tre grandi gruppi: sistemi a dominante Temporale,
Spaziale e Spazio-Temporale. L’appartenenza ad uno dei gruppi è legata ai circoli ed alle
coordinate utilizzate nella domificazione per dividere lo spazio locale. Parliamo di dominante
in quanto sappiamo che Spazio e Tempo non possono essere separati.
Parlando di Domificazione esporremo semplicemente i vari metodi, riportando le
considerazioni e le critiche di alcuni studiosi quando ciò si dimostri utile all’esposizione e/o
interessante per le argomentazioni addotte.
Domificazione “Placido”
ALTRE DENOMINAZIONI : “dei circoli orari”.
ORIGINI STORICHE : Questo metodo trova fondamento nell’antico metodo della divisione
della fase diurna e notturna del giorno in dodici ore temporali. Ovviamente le fasi diurna e
notturna si equivalgono solo agli equinozi e dipendono dalla latitudine del luogo. Sebbene
nella Tetrabiblos non vi siano istruzioni tecniche circa il metodo per domificare Tolemeo
descrive, senza ombra di dubbio, l’uso delle case; inoltre le indicazioni circa i tempi di
ascensione, le ore temporali ed altri elementi fanno dedurre che il metodo “placidiano”
potesse essere tranquillamente il metodo da lui usato per suddividere i quadranti della sfera
locale. Il fatto che non entri nel particolare della tecnica fa desumere che tale metodo sia a lui
precedente e ampliamente conosciuto. D’altronde è proprio in relazione alla vaghezza degli
accenni nella Tetrabiblos circa la domificazione che in molti hanno inteso far patrocinare il
proprio metodo o le proprie scelte all’ipse dixit dell’Astrologia. Il metodo ha comunque origini
antiche, pareri autorevoli fanno risalire le prime tracce di questo metodo all’astronomo ed
astrologo greco Ipparco di Nicea (II sec. A.C.), compilatore di un catalogo stellare con 800
stelle; a lui viene attribuita la scoperta del fenomeno della precessione degli equinozi. Nel
trattato arabo, “El-Andalus”, troviamo vari metodi di utilizzo dell’astrolabio attribuiti a
Tolemeo. E’ un autore arabo, Ibn al-Samh (1035), che riconosce la paternità di questo
metodo ad un Ptolomeo de Habas (IX secolo d. C.). Anche Ibn ‘Ezra (autore ebreo di opere
filosofiche di stampo neoplatoniche ed astrologo–1092/1167) nel suo “Liber de rationibus
tabularum” descrive un metodo di domificazione che non è altro che quello del Titi. Ai nostri
giorni viene in genere attribuito al monaco benedettino Placido di Titi. Nato a Nonantola (Mo)
nel 1603, morto nel 1668. Il Titi fu un assertore della necessità di un ritorno alla purezza
della conoscenza astrologico-matematica (Tolemeo), filosofica (Aristotele) e medica
(Galeno). Rifiutava le “qualità occulte degli astri ma non il principio di autorità” affermando
che “gli astri non possono essere segni degli eventi, se non ne sono la causa”. Cercò di
espurgare l’Astrologia riconducendola allo studio della legge di causa ed effetto e
approfondendo le sue basi matematiche ed astronomiche. Dal 1657 al 1668, anno della
morte, insegnò all’Università di Pavia. Sebbene sia ormai appurato che non sia l’inventore
del metodo a lui ascritto gli va riconosciuto il merito di aver elaborato le tavole per la
domificazione che favorirono la sua diffusione. Ritornando alle presunte paternità del metodo
si sa che, prima del Titi, Girolamo Diedo (1535-1615), un matematico veneziano che si
dedicò all’Astrologia, menzionò il metodo placidiano. Così fece anche Giuseppe Scaligero
(1540-1609), filologo francese d’origine italiana, in una sua traduzione dell’ “Astronomica” di
Manilio (Strasburgo 1600). Scaligero era in grado di leggere pressoché qualsiasi testo
classico, conoscendo il latino, il greco, l’ebraico e l’arabo. Fu lui stesso ad affermare, in
quelle note, che questo metodo aveva origini molto più antiche.
Nel XVII secolo il metodo placidiano trovò un’accoglienza particolare in Inghilterra, anche se
alcuni grandi astrologi quali Lilly, Gadbury ed altri ne avversavano l’utilizzo. Fu invece per
l’entusiastico sostegno di un altro astrologo inglese, Partridge, che le tavole furono pubblicate
ed ottennero una più facile divulgazione. Fu proprio in ragione del successo del metodo nella
“protestante” Inghilterra che il lavoro di Placido fu vietato nel 1687 dai censori della chiesa
cattolica. In seguito il libro di Placido (“Primum Mobile”) fu tradotto da Manoah Sibly (1789) e
John Cooper (1814). Con le Tavole delle Case secondo la domificazione placidiana,
pubblicate da Rafael, ed il testo di J.Wilson “Dizionario di Astrologia” (1819), si consolidò il
successo di questo metodo in Inghilterra e in Europa. Nel XX secolo poi, grazie alla
divulgazione di un metodo di direzioni equatoriali, chiamate Direzioni mondiali Tolemeo-
Placido, molti astrologi passarono al metodo placidiano.
La tecnica
TECNICA: Il metodo di domificazione si basa sul moto diurno (il moto apparente della sfera
celeste osservata da un luogo specifico nelle 24 ore) e sulle ore temporali. L’ora temporale si
ottiene dividendo in dodici parti l’arco diurno del sole (dal sorgere al tramonto) e l’arco
notturno (dal tramonto al successivo sorgere del sole). L’ora temporale solare sarà di 60
minuti solamente agli equinozi. In questi due giorni il Sole percorre, nel suo moto diurno,
l’Equatore Celeste. Per questa ragione l’ora di 60 minuti è detta equinoziale. Dall’equinozio di
primavera a quello d’autunno l’ora temporale diurna sarà maggiore dell’ora di 60 minuti (il
Sole avrà, nel nostro emisfero, declinazione Nord), dall’equinozio d’autunno a quello di
primavera l’ora temporale diurna sarà minore dell’ora di 60 minuti (il Sole avrà, nel nostro
emisfero, declinazione Sud).
Per ciò che riguarda la domificazione P. dobbiamo però tener presente che i tempi misurati
sono relativi all’ascensione dei gradi eclittici e di quegli astri che, nel moto diurno, descrivono
un arco diurno ed un arco notturno. In questo senso l’ora temporale sarà sempre 1/12
dell’arco diurno (ora temporale diurna) e 1/12 dell’arco notturno (ora temporale notturna) e
potrà essere calcolata per tutto ciò che sorge e tramonta.. Tutto ciò che rimane sempre
visibile (circumpolare) o invisibile (anticircumpolare) non potrà essere inquadrato in questo
tipo di domificazione. L’inclinazione dell’eclittica rispetto all’orizzonte locale varia al variare
della latitudine geografica. Variano inoltre i tempi di ascensione dei gradi eclittici, in ragione
dell’inclinazione del circolo eclittico rispetto all’equatore celeste; è per questo che il metodo
Placido è particolarmente sensibile alla latitudine del luogo dell’evento.
Individuato il M.C. (grado eclittico in culminazione superiore) si ricava il grado eclittico
ascendente, che disterà sempre 6 ore temporali dal Meridiano locale. La cuspide del 12°
campo sarà il grado dell’eclittica che, sul suo circolo orario, avrà percorso 2 ore temporali
delle 6 che lo conducono dal sorgere fino al Meridiano. La cuspide dell’11° campo sarà il
grado di eclittica che, sul suo circolo orario, avrà percorso 4 delle 6 ore temporali che lo
conducono dal sorgere al Meridiano. Stesso discorso per le cuspidi del 2° e 3° campo,
relativamente al tempo che impiegano per passare dalla controculminazione (I.C.)
all’orizzonte. Le cuspidi delle rimanenti case si ottengono nella posizione diametrale a quelle
descritte. Bisogna aggiungere che alla prima casa viene aggiunto lo spazio domificato sopra
l’orizzonte relativo a 5° equatoriali. Questa parte della dodicesima casa in realtà è il luogo in
cui i pianeti, pur situandosi fisicamente in dodicesima casa, dirigono i propri influssi
sull’Ascendente. Questo principio è valido per tutti i settori della domificazione. La
Domificazione Placido suddivide in settori o case quella parte della sfera celeste in cui i
paralleli di declinazione presentano un arco diurno ed un arco notturno. Questo metodo ha
una prevalenza del fattore temporale.
Otterremo perciò una suddivisione della sfera locale di questo tipo:
MC = Grado eclittico che al momento dell’evento si trova sul Meridiano locale.
ASC = Grado eclittico che al momento dell’evento dista 6 ore temporali dal Meridiano locale.
C1 = Grado eclittico che al momento dell’evento ha percorso 2 delle 6 ore temporali che lo
condurranno dal sorgere al Meridiano locale. E’ la cuspide della Dodicesima Casa.
A1-C1-B1 = Circolo orario sul quale ogni punto dista dal meridiano 4 ore temporali.
A-B-B1-C1-A1 = Parte della sfera celeste che individua il Dodicesimo settore o casa.
C2 = Grado eclittico che al momento dell’evento ha percorso 4 delle 6 ore temporali che lo
condurranno dal sorgere al Meridiano locale. E’ la cuspide dell’Undicesima Casa.
A2-C2-B2 = Circolo orario sul quale ogni punto dista dal Meridiano locale 2 ore temporali.
A1-C1-B1-B2-C2-A2 = Parte della sfera celeste che individua l’Undicesimo settore o casa.
A-A1-A2-A3 = Semiarco diurno descritto dal grado dell’eclittica che ha la maggior
declinazione Sud (0° Capricorno) più i gradi relativi all’ampiezza della fascia zodiacale.
B-B1-B2-B3= Semiarco diurno descritto dal grado dell’eclittica che ha la maggior
declinazione Nord (0° Cancro) più i gradi relativi all’ampiezza della fascia zodiacale.
In realtà i settori comprendono anche declinazioni superiori a quelle dei gradi solstiziali, in
funzione delle declinazioni che possono raggiungere i vari astri (sempre purchè non
divengano circumpolari o anticircumpolari).
La domificazione P. è perciò una divisione temporale di una specifica sfera locale in un
particolare istante.
CONSIDERAZIONI:
1. Questo metodo di domificazione presenta, per nascite a latitudini circumpolari (oltre i
66° 33’ di latitudine nord o sud), delle problematiche da analizzare. Al di sopra di
queste latitudini alcuni gradi dell’eclittica non sorgono, quindi per loro non si può
calcolare l’arco diurno. Va aggiunto che, per effetto degli spostamenti in latitudine dei
pianeti e quindi in ragione della loro declinazione, può accadere che, nonostante la
nascita avvenga al di sotto dei canonici 66°33’ di latitudine, l’astro abbia superato i
66°33’ N di declinazione divenendo circumpolare. In tale caso scomparirebbe il suo
arco notturno ed il pianeta non sarebbe domificabile;
2. Un’altra osservazione è che le posizioni degli astri e la divisione del tema natale,
domificato con il metodo Placido, mostra distanze orarie tra le cuspidi o tra i pianeti
rese paragonabili grazie al principio della proporzione. Tale principio stabilisce che
stesse frazioni di archi diurni e notturni planetari abbiano qualità similari, quindi
sommabili o sottraibili, tali da formare aspetti (in mundo) o archi (case, quadranti ed
emisferi) significativi;
3. La domificazione Placido ci permette di visualizzare gli aspetti “in mundo” o orari. Per
fare ciò non si utilizza il grafico eclittico o “Choisnard” ma quello orario. Ogni cuspide
dista 2 ore temporali dalla cuspide che segue e da quella che la precede. In questo
modo la distanza tra ASC e MC è sempre di 6 ore, come l’ampiezza di ogni
quadrante. Per la valutazione degli aspetti orari due ore temporali sono l’equivalente
eclittico di 30°. Un pianeta che si trovasse all’ASC ed uno che si trovasse al MC si
troverebbero sempre in quadrato orario o “in mundo” tra di loro. Nel tema eclittico
potrebbero anche trovarsi in trigono o in sestile!.
L’ultima considerazione è relativa ad un vezzo che crediamo aver dimostrato essere un
fraintendimento di quegli astrologi che non hanno ben compreso la natura della
domificazione placidiana: gli aspetti eclittici dei pianeti con l’Ascendente ed il Medio Cielo.
Come abbiamo visto la natura della divisione della sfera locale in settori è legata ai circoli
orari e questi sono legati ai tempi di ascensione e di discensione degli astri e dei gradi
eclittici. La struttura della domificazione Placido è perciò il Tempo. Le cuspidi e la posizione
degli astri nei settori o case indicano quanto tempo occorre o è passato dal transito di
quell’astro o di quel grado eclittico (cuspide) sul meridiano locale. La posizione eclittica
(longitudine e latitudine) degli astri è un fattore relativo allo Spazio.
VARIANTI:
Glahn: Inserisce i decani nelle case. Ogni casa viene tripartita. In questo modo si cerca di
individuare, con maggior precisione, la posizione e la forza dei pianeti nei settori.
Dalton: Di questa variante ho trovato la menzione senza alcuna descrizione.
Busceti: Le varianti apportate al metodo sono le seguenti:
1. Le cuspidi non sono l’inizio della casa ma la zona dove i suoi significati si palesano
con più forza;
2. Partendo dal calcolo classico delle cuspidi placidiane si divide lo spazio eclittico tra
due cuspidi in tre parti. La terza parte della casa, in senso antiorario rappresenterà
l’inizio della casa seguente;
3. Una casa non inizia però improvvisamente dal punto indicato nella voce 2. Vi è uno
spazio, detto “di transizione” prima dell’inizio della casa, in cui sono presenti le
influenze delle due case contigue. L’ampiezza di questa zona è valutata in 1/20 dei
gradi che separano le due cuspidi vicine;
4. I significati della casa e l’eventuale presenza di pianeti nella parte della casa che
precede la cuspide placido e nella zona di transizione si manifestano in modo
involontario (un po’ come il significato della sequenza 1° campo-Ascendente-12°
campo);
Sebottendorf: Una volta calcolate le cuspidi col metodo Placido si prendono i punti medi
eclittici tra le case adiacenti e questi diventano i confini delle case. Le cuspidi iniziali sono i
punti centrali delle case e i punti di maggior forza.
Bibliografia:
Marco Fumagalli “I moti del cielo” Ed. Cieloeterra, 2000
Giuseppe Bezza “Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo” Ed. Nuovi
Orizzonti 1992
Giuseppe Bezza “I principi dell’arte nel XVII secolo: Bacone, Placido, Vitali” Phôs n. 4
Giugno 2002
Joan Trigo “Los sistemas de domificacion calculados por los astrologos arabes“
www.cassanya.com
Rüdiger Plantiko « On Dividing the Sky » www.astrotexte.ch
Guy Fradin “La domification Isochronique” Uranie n.1, 1956
Juan Antonio Revilla « Riyal-Note dalla Mailing List Riyal compute » www.cleodoro.it
Giovanni Zattini “Anareta versus Afeta” Linguaggio Astrale n. 93, 1993
Roberto Busceti “Le chiavi del cielo” Ed. Blue Diamone Publisher, Milano, 1992
James Holden “Antichi sistemi di Domificazione” L.A. n. 97, 1994
Dieter Koch “Orientare la scelta tra i vari sistemi delle case” L.A. n. 103, 1996
Alain G. Cablais “A proposito dell’antichità della domificazione placidiana” www.cieloeterra.it