Noga Arikha
Editore Bompiani - Collana Saggi
Prima edizione: novembre 2009
pagine 576
ISBN 45263804
€ 25,00
Chi si dedica allo studio dell’astrologia classica, nell’affrontare uno degli argomenti più interessanti e complessi qual è il temperamento, incontra la teoria degli umori. Partendo dalla natura primaria dei quattro elementi (aria, fuoco, terra, acqua) su cui si fonda il giudizio astrologico, si passa alla natura delle qualità che ciascuno di questi elementi possiede (l’aria è calda e umida, il fuoco caldo e secco; la terra fredda e secca, l'acqua fredda e umida) fino ad arrivare agli umori che sono propri di queste qualità: il sangue, la bile gialla, la bile nera e il flegma. Gli umori sono le sostanze che gli antichi ritenevano scorressero all’interno del corpo, determinandone la forma ed il temperamento insieme, e fossero causa anche della salute e della malattia. Quest’ultima era intesa come un disequilibrio del corpo – un eccesso o una carenza – o dyskrasia tra gli umori che formavano la krasis del corpo, cioè la sua complessione. Tuttavia gli umori non sono presenti in uguale quantità in tutti gli individui e la preponderanza di un umore sugli altri determina il temperamento (sanguigno, collerico, melanconico o flegmatico).
Nel suo libro “GLI UMORI sangue, flemma e bile” Noga Arikha approfondisce questo argomento con straordinaria chiarezza e semplicità, caratteristiche che rendono scorrevole e piacevole la lettura, nonostante i numerosi ed impegnativi temi affrontati e sviluppati dall’autrice nelle quasi seicento pagine del volume, che comprende anche delle esaustive e dettagliatissime note suddivise per capitolo, nonché una ricca ed altrettanto dettagliata bibliografia.
Il titolo della versione originale in inglese, pubblicata nel 2007, “Passions and Tempers. A History of Humors” meglio esplica il contenuto del libro, che segue – come lei stessa precisa – “una” storia degli umori nel mondo occidentale che va dall’antica Grecia del VI secolo a. C. fino ai giorni nostri, attraverso il Medioevo, il Rinascimento, la rivoluzione scientifica del XVII secolo e l’inizio delle neuroscienze, individuandone la costante presenza nel corso dei secoli nel susseguirsi delle teorie di scienziati, medici e filosofi.
Nel testo sono presenti precisi riferimenti all’astrologia medica, ne voglio citare uno soltanto che riguarda la figura di Girolamo Cardano, uomo dai molti talenti (fu, tra l’altro, filosofo, matematico, astronomo, astrologo e medico) che come Noga Arikha ricorda divenne rinomato in Italia e all’estero come uno dei più grandi medici del suo tempo. Fa presente, inoltre, che gli oroscopi che Cardano ha speso la vita a calcolare, o che Agostino Chigi consultava, non erano così semplicistici come gran parte di quelli dei giorni nostri potrebbero far pensare, ma si basavano su calcoli complessi e su dotte conoscenze, seppure – l’autrice annota – proprio in quel periodo iniziarono le critiche circa l’abuso dell’astrologia.
Il libro si conclude con alcune considerazioni di Noga Arikha sul ruolo odierno degli umori, evidenziando che – alla fine di un viaggio lungo 2500 anni dentro il pensiero scientifico – la distanza coperta potrebbe rivelarsi assai breve:
“(…) Siamo fatti in modo complesso, e abbiamo potenti emozioni, passioni e forme d’essere, troppo umorali, troppo fluide, per essere facilmente fissate da una serie di risposte, da un quadro che vien fuori su uno schermo, da una sostanza farmaceutica. I vecchi umori se ne sono andati, ma ci servono ancora da utili, suggestive e malleabili immagini. Altre teorie hanno rimpiazzato il sistema degli umori, però la struttura esplicativa di questo sistema è rimasta. Per quanto ne possiamo sapere ora del nostro corpo, del cervello e della mente, il divario tra ciò che si sa e ciò che non si sa deve evidentemente restare identico a ogni dato momento. Questo avviene perché le teorie stanno sempre a una certa distanza dalla realtà che descrivono, e dai processi – corporali e fisiologici, astratti e mentali – che le fanno nascere. Ogniqualvolta tentiamo di cogliere la nostra natura, finiamo in una galleria di specchi. (…)”
Patrizia Zivec