Recensioni Librarie

Lo Specchio Alto


Ornella Pompeo Faracovi

Astrologia e filosofia fra medioevo e prima età moderna Bruniana & Campanelliana - Supplementi, XXXII - Studi, 11 Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma, 2012 pagine 212 € 64,00


Desidero segnalare agli studiosi di astrologia un libro pregevole ed appassionante insieme, appena pubblicato da Ornella Faracovi che, come lei stessa afferma, si propone di contribuire allo studio di alcuni momenti della storia dell'astrologia compresa tra tardo Medioevo ed età moderna, restituendo ad essa e al suo linguaggio la loro specificità, indicando come "astrologico" solo ciò che coinvolge in un modo o in un altro tecniche specifiche dell'astrologia. L'autrice, studiosa della storia del pensiero filosofico moderno e contemporaneo ed attuale direttore del Centro Studi Enriques, è conosciuta ed apprezzata oltre che negli ambienti accademici anche in quelli astrologici per le sue opere fra cui si annoverano: Scritto negli astri: l'astrologia nella cultura dell'Occidente, Marsilio 1996; Gli oroscopi di Cristo, Marsilio 1999; nonché quale curatrice dei seguenti volumi: Marsilio Ficino, Scritti sull'astrologia, Rizzoli 2001; Girolamo Cardano, La natività del Salvatore e l'astrologia mondiale, Mimesis 2002; e Girolamo Cardano, Come si interpretano gli oroscopi, Istituti Editoriali e Poligrafici, 2005. Il libro è composto da dodici capitoli - i quali si propongono di dar conto della tenace presenza dell'astrologia ben dentro l'età moderna – che trattano ognuno autori e testi del periodo in questione e si differenziano anche notevolmente fra di loro poiché, come spiega l'autrice stessa, in parte derivano da saggi precedentemente pubblicati e ora ampliati. Questo ne fa comprendere l'impostazione e il motivo per cui spesso le medesime questioni vengono svolte e poi riprese in modo chiaro ed esaustivo in diversi capitoli: I. L'astrologia cristiana nello Speculum astronomiae; II. Il problema delle electiones in Guido Bonatti; III. Povertà e Fortuna. La teoria dell'inclinazione astrale in Andalò di Negro; IV. Il cielo in noi. Astrologia e filosofia in Marsilio Ficino; V. La Testa e la Coda del Drago. Un'immagine multiculturale nella tradizione occidentale; VI. Contro Pico, in difesa dell'astrologia: Bellanti e Pontano; VII. Cardano: astrologia e scientia fati; VIII. Gli astrologi e la magia tra mondo antico e Rinascimento; IX. I decani e le misure del tempo in Giordano Bruno; X. Le virtù dei tempi e le mansioni lunari; XI. Le lucenti magioni; XII. Astrologia e teologia nel tardo Seicento. Il Lessico di Gerolamo Vitali. Conclude l'opera un'Appendice che comprende: 1. L'oroscopo di Ficino e le sue varianti; 2. L'oroscopo di Cardano; 3. L'oroscopo di Bruno; 4. L'oroscopo di Campanella. La premessa si apre con una citazione molto suggestiva, tratta dal Proemio delle Disputationes adversus astrologiam divinatricem, con cui Pico della Mirandola inizia la sua requisitoria antiastrologica contrapponendo la visione del cielo come specchio limpido ed elevato la cui osservazione consentirebbe agli astrologi di fare previsioni esatte, alla posizione di questo specchio che è troppo alta per poter riflettere le immagini delle cose terrene e, pertanto, ciò che gli astrologi pretendono di leggervi risulta inevitabilmente confuso e impreciso. Allo stesso tempo, lo specchio è talmente splendente da abbagliare rendendo la sua decifrazione fuorviante e illusoria. È risaputo che le argomentazioni di Pico esposte nelle Disputationes, non convinsero gli astrologi e non li spinsero ad abbandonare i loro sforzi per decifrare lo specchio alto del cielo, da cui il volume prende il titolo. E nel libro vi è un capitolo con le confutazioni delle Disputationes e con le repliche in difesa dell'astrologia da parte di Lucio Bellanti e di Giovanni Pontano. Da studiosa e ricercatrice di astrologia classica di impostazione tolemaica, quale sono, ho trovato molto interessante la trattazione di alcune questioni che via via evidenzierò, fra le quali quella relativa alla correlazione fra gli astri e il mondo sublunare che fu intesa in termini di causazione in Tolemeo e nei trattati astrologici influenzati dal fatalismo stoico, mentre fu descritta in termini di significazione nei testi ebraici e cristiani della tarda antichità e nei filoni della ricerca astrologica maggiormente segnati dal neoplatonismo. L'autrice si sofferma poi su due diverse forme delle dottrine degli astri, da una parte il calcolo e lo studio teorico delle posizioni e dei moti degli astri, dall'altra l'utilizzo pratico di tale conoscenza allo scopo di trarne un giudizio. Come afferma Tolemeo nel Proemio della Tetrabiblos, la prima dottrina, che possiede in sé una propria teoria intelligibile, costituisce una scienza sicura ed immutabile (epistéme), quantunque egli affermi che non possa giungere alla conclusione senza l'unione con l'altra; la seconda è un'arte (techne) e in quanto tale non è altrettanto indipendente poiché è un'indagine congetturale che deve ricavare i suoi riferimenti dalla prima. Inoltre, viene evidenziato il problema che, nel corso di epoche diverse, accanto alle tecniche di base si sono definite procedure diverse, come nel caso delle domificazioni, e si sono sviluppate teorie e metodologie differenziate, fra cui quella delle grandi congiunzioni, nata presso gli astrologi di lingua araba e nota in Occidente dopo che Adelardo di Bath tradusse l'Introductorium minus di Abū Maʿšar; tale teoria, che pone in rapporto le periodiche congiunzioni di Giove e Saturno, veniva considerata uno strumento di previsione dei grandi eventi naturali e storici, come ad esempio i cataclismi, l'apparizione dei profeti e i conflitti. Il primo capitolo verte sullo Speculum astronomiae, un breve scritto – composto intorno al 1260 e a lungo attribuito ad Alberto Magno, uno dei massimi pensatori medievali – che, oltre a costituire uno strumento di informazione bibliografica, tese a legittimare nel Medioevo cristiano gli studi di astrologia, dopo aver distinto nell'ambito del corpus astrologico i testi astronomici-astrologici da quelli necromantici e, dunque, ritenuti pericolosi per il cristiano. Segue poi un capitolo sul problema delle electiones di Guido Bonatti e più in generale sulle radici divinatorie e i motivi ermetici delle catarchai, delle interrogationes e dei decani, radici che costituiscono il motivo per cui Tolemeo non le incluse nella Tetrabiblos. Nel capitolo dedicato a Marsilio Ficino, restauratore del platonismo e neoplatonismo antichi, filosofo e teologo, traduttore di Platone e Plotino, Giamblico e Proclo, Porfirio ed Ermete, e noto ai suoi contemporanei quale cultore dell'astrologia che era parte del sapere "dotto", l'autrice dà conto delle diverse opinioni in merito al rapporto di Ficino con l'astrologia di cui scrissero studiosi quali P.O. Kristeller, André Chastel, Eugenio Garin, Eric Weil e D.P. Walker. Esamina poi i riferimenti astrologici disseminati nelle opere del filosofo fiorentino, per affrontare ed approfondire la questione del rapporto fra provvidenza, fato e natura che costituisce il cardine dell'approccio ficiniano all'astrologia. In Cardano: astrologia e scientia fati, l'autrice ci descrive il percorso dell'astrologo pavese attraverso le sue opere, fino ad arrivare al suo commento alla Tetrabiblos, non solo quale lettura dell'arte fondata sul rapporto fra astrologia e teologia, condizionamento degli astri o libero arbitrio, ma soprattutto sulla sistemazione metodologica dell'astrologia. Cardano, fra l'altro, respinse la paternità tolemaica, fino ad allora da tutti accolta, del Centiloquium e negò le connessioni tra astrologia e magia. Vengono introdotti quindi i complessi rapporti fra astrologia e magia, magia astrale e magia astrologica, astrologia tolemaica e astrologia ermetica intercorsi nella cultura europea fra Medioevo e l'età moderna - in particolare attraverso le opere di Giordano Bruno - argomenti del quale non vi è traccia alcuna nel Quadripartito di Tolemeo, il quale espunge le procedure dell'astrologia catarchica, della quale un filone della tradizione magica fece un supporto per le sue pratiche. Segue quindi un capitolo sul pensiero e l'opera di Tommaso Campanella. L'autrice inizia descrivendo il giovane Campanella il quale, dopo aver - diciannovenne - avversato l'astrologia, fu entusiasta sostenitore della filosofia di Telesio e sostenne che non si può parlare di astri caldi o freddi in sé, ma solo di pianeti che presentano diversi gradi di calore, distinzione caldo/freddo che in seguito lo Stilese riferirà correttamente non ai pianeti ma ai loro effetti. Tuttavia il tema fondamentale ripreso continuamente da Campanella è costituito dai rapporti tra fato e libertà. La Faracovi ci illustra poi come nella sua opera La Città del Sole l'astrologia sia presente già nelle prime pagine in cui descrive struttura ed organizzazione della città ideale e considera i pianeti come elemento centrale del cielo, recuperando così un elemento classico costituito dalle tecniche astrologiche che, nel passaggio fra antichità ed età moderna, era andato attenuandosi. Ma i continui riferimenti astrologici nel La Città del Sole documentano che, oltre ad aver egli accolto l'orientamento della Tetrabiblos, aveva pure attinto a testi arabi ed ebrei, quali quelli di Abū Maʿšar, Abenragel, Al-Kindī e Ibn Ezra, applicando la tecnica delle electiones e la teoria del congiunzionalismo, escluse dalla dottrina tolemaica. Si rileva, infine, che uno dei punti di maggior rilievo trattati nel testo è la necessità di conoscere e diffondere nella sua strutturazione e complessità, come pure nei suoi mutamenti, la conoscenza del linguaggio tecnico degli astrologi, antichi, medievali e moderni. Non a caso, Ornella Pompeo Faracovi conclude il libro con un capitolo che si incentra sul Lexicon Mathematicum astronomicum geometricum di Gerolamo Vitali, compendio ragionato e informato della tradizione medievale e rinascimentale le cui voci astrologiche forniscono una presentazione documentata della teoria astrologica prendendo come modello la forma da essa assunta nel Quadripartitum tolemaico. Più che una recensione questa mia si prefigge di essere una presentazione e, soprattutto, un invito alla lettura di questo testo ben documentato che dovrebbe essere conosciuto dagli studiosi di astrologia classica e non solo. Con sorpresa scopriranno la straordinaria chiarezza espositiva di questa autrice che ci conduce attraverso autori e testi a scandagliare alcuni momenti della storia dell'astrologia racchiusi fra Medioevo e la fine del Seicento. Patrizia Zivec