Recensioni Librarie

Le basi astronomiche dell'oroscopo


Marco Gambassi

Edizioni Librarie Federico Capone, 2011 pagine 201 € 20,00


Con puntuale ritardo (continuo a perdere peli, ma non vizi) segnalo l’importante testo di Marco Gambassi, che contribuisce ad integrare lo sparuto numero di opere che tentano di colmare quel vuoto teoretico rappresentato dalla conoscenza astronomica, vuoto che affligge la quasi totalità degli astrologi dei nostri giorni. Vuoto teoretico, insisto!, che poi conduce alle più aberranti distorsioni dell’arte, quasi che la volta celeste, quella vera, letteralmente istituisca un imbarazzante accessorio di cui è meglio parlare e soprattutto utilizzare il meno possibile. Davvero questo è un vizio capitale dell’astrologia convenzionale, e ben lo sa l’autore, che pure la dottrina degli archetipi e del simbolismo ha eletto, restando in tema, a propria stella polare. E tuttavia Gambassi non si sottrae all’osservazione del cielo, tant’è che ha dedicato alcuni anni allo studio delle scienze esatte, conseguendo di recente persino una laurea in astronomia presso l’Università di Padova. Dunque, chi più e meglio di lui poteva e può cimentarsi nella divulgazione di questa scienza presso un pubblico afflitto da una sordità che oserei definire psicosomatica? Chi meglio e più di lui può far comprendere a costoro l’antica ma sempre attuale definizione di astrologia, che fonde in un’unica disciplina astronomia e filosofia? Con linguaggio semplice, abbordabile da chiunque, ci spiega non solo tutto ciò che è essenziale che l’astrologo sappia, ma anche alcune teorie fondamentali come le tre leggi di Kepler, la struttura della nostra galassia e la formazione e la composizione delle stelle, teorie che poi in un qualche modo sono assimilate o comunque assimilabili all’interno della nostra dottrina. Naturalmente una materia così vasta non poteva essere approfondita in così poche pagine, soprattutto per ciò che attiene la Sfera Locale, il suo Moto Diurno, i vari sistemi di domificazione. Ne consegna però una conoscenza sufficiente affinché il lettore interessato approfondisca altrove argomento e suo sviluppo. E qui in effetti tra Cielo e Terra, Almugea ed Apotélesma c’è di che abbeverarsi (diffidare delle imitazioni). In tutto ciò raramente Gambassi assume uno stile accademico, restando per così dire nelle scarpe del lettore non esperto mediante un linguaggio abbordabile e comprensibile – di pura costruzione sintattica fiorentina –. E senza mai comunque tradire quella stella polare di cui accennavo poc’anzi. Che personalmente faccio fatica a digerire, ma che sicuramente può essere familiarmente piacevole a lettori di diversa formazione. Gli argomenti trattati sono molti, ivi inclusi i sistemi previsionali, con un taglio davvero originale e quindi lodevolmente personale, ma a mio parere il merito maggiore di questo libro sta nell’aver affrontato senza ritrosia veruna una serie di problemi che di solito quasi tutti evitano: le natività in zone climatiche differenti dalla temperata da noi abitata. Ne emergono condizioni astronomiche totalmente diverse dalle nostre, che impongono riflessioni ben più approfondite di quelle (rare) che sono state messe in campo sinora. La più clamorosa di tali condizioni è quella delle zone oltre i circoli polari, che mostrano fenomeni inconsueti e per noi difficilmente concepibili. E pensare che quei pochi che vi si sono dedicati tutto quello che propongono è una discussione sul sistema di domificazione da utilizzare…. A lui, Marco, non solo deve essere riconosciuto il merito, come detto, di aver fatto riemergere questi nodi essenziali dell’arte, ma anche di fare proposte concrete di soluzione. Non è importante in questo momento e in questa sede giudicare se siano condivisibili o no, ma decidere che è tempo che si cominci finalmente ad affrontare tali gravi questioni. Per quanto detto gli si perdona volentieri qualche piccola imprecisione qua e là, ma ciò che mi urge esprimere è che ritengo essenziale l’acquisto di questo volume. Che poi lo dica uno che con Fabrizio Corrias ha scritto un libro (Sfere vol. I, giusto per non farsi un po’ di pubblicità) che patirebbe il testo di Gambassi come pericoloso concorrente, sulle prime può sembrare sorprendente, ma allo stesso tempo costituirne una garanzia. Gli è che (a proposito di costruzioni sintattiche fiorentine) in realtà i due libri non sono in concorrenza, ma per buona parte si integrano, giacché spesso ciò che non è scritto nell’uno si trova nell’altro. E ciò tanto per gli argomenti non presenti in uno dei due, quanto in quelli che lo sono. Insomma, i due testi insieme si arricchiscono e arricchiscono il lettore. Ed è ciò che alla fine conta di più. giancarlo ufficiale