Recensioni Librarie

Catasterismi


Gabriele Vanin

Edizioni Rheticus/DBS, 2013 pagine 403 € 30,00


Dice: ma com’è che stai sempre lì a leggere e recensire i libri di ‘sto Vanin? Gli è che – rispondo – uno così non lo puoi ignorare, non ci riesci proprio a non correr dietro ai suoi testi, non ci riesci proprio a non volergli bene, anche se non lo conosci. Beh, sì, è vero, due anni fa’ al Convegno di Apotelesma a Genova c’ho parlato cinque minuti, dal che proprio non può né certificarsi né tampoco sostenersi che lui ed io intratteniamo rapporti di qualsivoglia natura. Poi mettici pure che lui è uno prolifico quant’altri mai (è da poco uscito un altro suo libretto sulla vita del Retico, che ancora non ho aperto), ed ecco lì la ragione per cui m’occupo ancora di un suo testo. E che testo, ragazzi! Ma andiamo con ordine (per quanto riesca ad uno come me…). Per non costringere coloro che non conoscono Vanin o non ricordano bene chi sia, anziché rimandarli sadicamente ad una recensione precedente, riprendo qualche riga scritta in merito nel commento al suo libro su Galileo Galilei: Presidente emerito della UAI (Unione Astrofili Italiani), fondatore e presidente dell’associazione Rheticus di Feltre, autore di 25 libri (di cui alcuni tradotti in inglese, francese e tedesco), di 450 articoli, esperto in astronomia antica, ottica, costruzione di meridiane sia meccaniche che a muro, fotografia astronomica, comete e meteore, supernove, divulgazione didattica, più altre materie collaterali, e poi anche poeta, scrittore, autore teatrale. Ora i suoi libri a occhio e croce dovrebbero ammontare ad una trentina, ma il quadro complessivo sopra delineato cambia poco. Dico immantinente e senza mezzi termini che questo Catasterismi costituisce un libro indispensabile per astronomi, per storici dell’astronomia, per astrofisici, per astrofili, per ricercatori a vario titolo di storia del pensiero, delle religioni e del simbolismo connesso alle civiltà antiche, e, incredibile ma vero, per astrologi. Che tra tutti i praticanti delle predette materie sono/siamo, in linea generale, purtroppo, i più incolti, e dunque quelli che maggiormente hanno necessità di formarsi ed informarsi a questo libro. Da profondo conoscitore della storia dell’astronomia, Vanin ha inteso colmare almeno qualcuna delle numerose lacune che affliggono tale materia in Italia, ossìa dare finalmente una traduzione nella nostra lingua di alcuni capisaldi di testi antichi, oppure proporre nuove traduzioni di altri, essendo quelle precedenti di difficile reperibilità. Ci troviamo così, finalmente, tra le mani: – il mesopotamico MUL.APIN: testo composto su tavolette d’argilla intorno all’VIII secolo a.C., ma le cui osservazioni astronomiche sono databili ben prima, probabilmente al II millennio. Ripreso e tradotto dalla versione inglese di D. Pingree, un’autorità in materia; – I Fenomeni, composizione in versi di Arato di Soli, con la quale si descrivono la posizione delle Costellazioni e delle stelle che le formano. Il poeta visse a cavallo tra il IV ed il III secolo a.C., e compose il poema basandosi prevalentemente sull’omonimo testo dell’astronomo Eudosso, vissuto un secolo prima, andato perduto; – I Catasterismi di Eratostene (III secolo a.C.) o dello psudoeratostene, essendo l’attribuzione del testo alquanto incerta. Questo trattato è il più antico che si conosca sui miti attribuiti alle Costellazioni stabilite all’epoca; – I Commentari ad Arato ed Eudosso di Ipparco. Questo è l’unico testo pervenutoci del grande astronomo greco (vissuto nel II secolo a.C.), e dunque prezioso se non altro per tale motivo. In esso sottopone a critica sin troppo severa l’opera dei suoi due predecessori; – L’Introduzione ai Fenomeni di Gemino. Non si sa praticamente nulla di questo autore, tranne che scrisse altri due libri – rigorosamente andati perduti – e che fu un grande matematico ed astronomo. Ricostruendo alcuni fenomeni astronomici da lui descritti si è stati in grado di stabilire che il trattato fu composto intorno al 60 a.C. Vi è perfettamente descritta quella che potremo definire astronomia di posizione, con la spiegazione di tutti gli eventi astronomici afferenti sia la Sfera Celeste che la Sfera Locale, il Moto Diurno e le fasi eliache. Esposizione limpida ed efficace, superiore, temo, a quella che in Almugea dispensiamo ai nostri allievi (oddìo, non è che ci voglia molto…). In essa reperiamo pochi ma sorprendenti giudizi astrologici, sui quali non sono d’accordo, ma che vale la pena riferire in questa sede, se non altro per confortare gli astrologi convenzionali, che potranno argomentare che tali opinioni risalgono all’epoca classica e non a quella contemporanea: a) Gemino ci informa che già in Babilonia si riteneva che i Segni dello Zodiaco opposti possedessero tratti comuni; b) che le stelle fisse non producono alcun effetto qui sulla Terra in quanto troppo distanti; c) che le variazioni meteorologiche sono causate esclusivamente dai Luminari. Purtroppo per noi Vanin non ha riportato la traduzione della parte finale del testo, che riguarda appunto i giudizi sull’astrometeorologia, in quanto non interessanti per gli studiosi di astronomia e della sua storia. Ma è anche possibile che tali giudizi si riferiscano a epoche precedenti a quella in cui visse l’autore; – il Catalogo stellare tratto dall’Almagesto (Syntaxis Mathematikê) di Claudio Tolemeo. Elenco che ha attraversato tutta la storia dell’astronomia, e dunque notissimo. Qui Vanin vi aggiunge accanto ad ogni stella il nome moderno o, in mancanza, la lettera o il numero che Bayer assegnò loro. Sforzo davvero utilissimo non soltanto per gli astrofili, ma anche per quelli come noi che ritengono che anche le stelle provochino influssi nel mondo sublunare, giacché ci consente di capire a quali astri inerranti il maestro d’Alessandria si riferisca. In tutte queste opere Vanin non s’è limitato a far tradurre i testi da Bruna Cusinato, ma ha controllato ogni dichiarazione una per una, chiarendo numerosissimi passi (iniziativa non solo encomiabile, ma utilissima per chi come me incontra difficoltà ad individuare di quale stella o Costellazione Arato od Ipparco stiano scrivendo, sia perché spesso i nomi di queste ultime erano diversi da quelli attuali, sia perché erano formate diversamente o, ancora, perché ne esistevano talune non contemplate oggidì), e scovando parecchie inesattezze un po’ in tutti gli autori, persino in Ipparco e Tolemeo. Peraltro ogni testo è preceduto da una ricostruzione storica e filologica, con ampi cenni sull’autore e sul contenuto generale dell’opera. Ma il libro non finisce qui! Nella seconda parte si occupa dell’origine, della storia e della mitologia di ogni Costellazione. Questa sezione del libro andrebbe integrata con un altro testo dello stesso Vanin – I nomi delle stelle, edito da Orione nel 2004 a 6,00 euri –, ove si tratta brevemente del mito e dei dati astronomici delle stelle principali di ogni Costellazione. Particolarmente interessanti (e per me sorprendenti) i capitoli dedicati alle ipotesi su chi e perché inventò e poi tracciò quelle linee arbitrarie che collegando alcune stelle tra loro andavano appunto a formare ogni singolo asterismo. Vi riporta le molte ipotesi di vari autori, che hanno sgobbato per venire a capo dell’intricata quistione. Al citato Convegno di Apotelesma del 2011 Vanin, che fu uno dei relatori, ne anticipò il contenuto, suscitando un sorpreso interesse tra i presenti, essendo per noi questi studi prevalentemente ignoti. Splendida la parte finale, ove vi si narra la mitologia o, in mancanza, la storia delle 88 Costellazioni attuali, rappresentata ognuna da un’immagine tratta da vari atlanti stellari, di cui qualcuna ripresa da www.atlascoelestis.com, curato da quell’altro straordinario personaggio del mondo dell’astrofilia che è Felice Stoppa. Si tratta di immagini splendide, ben sostenute e direi valorizzate dalla scelta di pubblicare il libro in preziosa carta lucida da 100 grammi. Chiudono l’opera una corposa bibliografia, un’utile sitografia (i siti internet da cui scaricare immagini ed informazioni sull’argomento) e quello che lui definisce un “indice delle cose notabili”, che poi sarebbe un indice degli argomenti. Ecco, se non vi basta quanto sin qui riferito per farvi decidere di acquistare il libro (meglio richiederlo all’autore tramite il suo sito www.gabrielevanin.it), o siete degli insensibili oppure io non sono riuscito a spiegarmi bene. Chiudo con un piccolo commento ad una questione pòsta dall’autore nella prefazione. Si lamenta egli che l’editoria italiana non presta attenzione agli antichi testi di astronomia, ma talvolta pubblichi traduzioni e commenti soltanto di quelli di astrologia (Vanin si riferisce in particolare agli Astronomica di Marco Manilio e al Tetrabiblos di Claudio Tolemeo). Il fatto è che a causa del rinnovato interesse degli appassionati di astrologia alle loro radici, quei testi possono costituire un mercato parzialmente remunerativo, mentre astronomi, astrofisici ed astrofili sono perlopiù disinteressati alla storia della loro scienza, e quindi un editore disposto a tenersi in magazzino un cospicuo invenduto non si trova proprio. D’altra parte c’è da capirli, almeno gli astrofili: non è che abbiano molto tempo da dedicare alla loro passione, e l’incontenibile impulso a scrutare il cielo in proprio unito alla comprensibile sete di decifrare i tanti misteri del cosmo e dell’universo (e probabilmente anche degli universi) assorbe tutta l’energìa e tutte le ore per loro disponibili. Dunque, il passato può attendere. giancarlo ufficiale